Fermarsi, riflettere, dimenticare e ricordare per affrontare anche la più dura delle provocazioni: è la strategia migliore. Il disegno di Anne è una nostra particolare traccia di amore per suggerire possibili risposte a chi mai dovesse suonare al nostro citofono, senza essere desiderato.
Venerdì e sabato mentre si consumavano gli ultimi momenti di una campagna elettorale, caratterizzata da alcuni sconsiderati gesti di razzismo che hanno alimentato inquietanti attacchi xenofobi, ho avuto il privilegio di riflettere insieme ad altre persone, soprattutto ragazzi, guidati dal pensiero di Beniamino Sidoti.
Grazie al mio amico libraio e curatore di eventi culturali, Nino Di Gregorio abbiamo organizzato una doppia presentazione delle Strategie per contrastare l’odio, libro ispirato al lavoro svolto quotidianamente da Sidoti sull’omonima pagina Facebook. Un’iniziativa pomeridiana in libreria ed una mattina al Liceo Artistico Mengaroni con le classi della professoressa Roberta Magnabosco. Il calendario ci ha portato ad inserire gli incontri in un programma che coinvolgesse il tema della memoria, dato l’approssimarsi della giornata del 27 gennaio.
Abbiamo invertito la prospettiva, partendo dall’opposto, da quella che lo scrittore, formatore, esperto di giochi, descrive come “memento fori”. I pericolosi buchi di memoria, provocati da chi vuole azzerarla per far ripartire la storia dal proprio punto di odio. In un periodo nel quale l’oblio appare un rischio, diffuso da strumentalizzazioni e ignoranza, la strategia è s – provocare. Contro l’odio di chi attacca pagine dolorose o gloriose della storia, evocando spesso dei comportamenti che si pensavano irripetibili, non si deve rispondere con pari violenza, né nei gesti, né nelle parole. Bensì, si può esplicitare un ossimoro: dimenticare e ricordare.
Il lavoro profondo e potentemente semplice è racchiuso nella radice etimologica dei due verbi. Scrive Sidoti: “dimenticare contiene la parola mente, dimenticare è perdere una memoria che era nella testa. Ricordare contiene invece il cuore, (cor, cordis) riportare al cuore. Dovremmo difendere la memoria per celebrare non una data, ma le persone: chi c’era, chi c’è, i pericoli corsi, le sconfitte. Le vittorie. Superare la provocazione rilanciando il senso e la ricerca di senso. Rendere presente, non passato.”
L’invito è: “non facciamoci prendere dalla paura, siamo una parte vitale della società e possiamo determinare un cambiamento. Facciamolo.”
Passaggio fondamentale è combattere un male subdolo di cui potremmo diventare inconsapevoli portatori: l’indifferenza che non è cattiva, ma disumana.
Sentire diffondere questa semplice, complicatissima lezione di amore e condivisione, in un pomeriggio di inverno in cui si addensavano le preoccupazioni per una deriva violenta del dibattito pubblico, ha costituito una terapia di forze e di energie positive per capire come reagire a quanto quotidianamente, a volte anche più volte al giorno, ci è stato inveito, lanciato, sproloquiato contro.
Dalla teoria alla pratica. Sabato mi sono ritrovata in piedi, in circolo, vicino a ragazzi di quindici e diciassette anni, all’inizio stanchi e diffidenti, poi sempre più curiosi e attenti. Ci siamo guardati, gli uni negli occhi degli altri per vedere realmente come fossimo senza la paura di isolarci o non capire in quale parte stare. L’oggetto del contagio è cambiato, non diffidenza, ma dialogo; non sfiducia ma conoscenza; assaporando lentamente i benefici della leggerezza profonda insita in una convivenza sana. Sono felice di aver portato con me Viola, prima spaesata tra i ragazzi grandi, poi perfettamente a suo agio nel percorso di inclusione.
Nei giorni in cui si stavano completando mesi di strali di inaudita volgarità, attraverso l’uso spregiudicato delle persone e dei sentimenti, abbiamo recuperato il valore e l’importanza di entrambi. Fermarsi, riflettere, dimenticare e ricordare per trovare la risposta migliore anche alla più dura delle provocazioni: è la strategia migliore.
Ieri mattina, ammirando la mappa delle parole belle di Sara Vincetti, disegnata per celebrare la vittoria di una idea sana di politica, ho continuato ad allungare il respiro, trattenuto nel timore che la violenza potesse diventare guida e ispirazione di un paese che invece ha voglia di portare la memoria fieramente nel futuro.
Il disegno di Anne è invece una nostra particolare traccia di amore per suggerire possibili risposte a chi mai dovesse suonare al nostro citofono, senza essere desiderato.
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